L’INFINITO ISTANTE * GEOFF DYER

“Le persone vengono fotografate, muoiono. Poi ritornano e vengono fotografate di nuovo, da qualcun altro. E’ una sorta di
reincarnazione. […] C’era solo quell’istante e adesso c’è quest’altro istante e nel mezzo non c’è niente. La fotografia, in un certo senso, è la negazione della cronologia”.
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“E pensare che c’è stato un tempo, più di cento anni fa, in cui quel momento era adesso! E quella figura avvolta nel mantello, pure quella figura deve aver avuto il sospetto di un che diventa. Quando ha attraversato la strada e ha oltrepassato l’uomo con la macchina fotografica, di sicuro deve essersi voltato indietro per vedere cosa sarebbe stata la foto, solo per scoprire che l’unica cosa – lui stesso – a definirla come un’immagine, un istante, non era più lì. In pochi secondi è arrivato ed è andato via, rimangono solo le sue impronte; è il suo destino speciale – o
così sostiene la fotografia – non arrivare mai a quel punto privilegiato in cui ci si volta e si guarda all’indietro, ma essere invece rappresentato, in un istante e per sempre, paziente come il cavallo che aspetta e come gli edifici che sono ancora lì.”
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“Ad un certo punto le amicizie raggiungono un equilibrio tra il ricordo del tempo passato e il futuro all’orizzonte; iniziano a disfarsi con la tacita consapevolezza che quello che conserva la memoria supera qualsiasi cosa potrà nascere nel futuro. A questo può seguire la consapevolezza che l’amicizia è tutta basata sulla memoria, quando non c’è nient’altro che la memoria, e che per proteggere questi ricordi è meglio porle fine. Questo è il motivo per cui spesso si prova una sensazione di notevole soddisfazione nel sapere che un’amicizia è realmente finita.”
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“Una sedia si può adattare all’ambiente in cui è inserita; una panchina resiste alla bufera, prende qualsiasi cosa la vita le abbia destinato. La sua visione del mondo è fissata, determinata, ostinatamente opposta al cambiamento, eppure impotente a resistergli. Si ha spesso la sensazione che le panchine siano spettatori che osservano scorrere il traffico umano.”

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