LUNA DI MIELE AD AUSCHWITZ * FRANCESCO ROTONDI

 I negazionisti non si limitano al ridimensionamento del giudizio sul nazismo o al rifiuto dell’unicità della Shoah, ma arrivano a negarne, con varie argomentazioni, la realtà; di varia ispirazione culturale e politica, che va dal neonazismo all’estremismo di sinistra, affermano con qualche diversificazione, che:

1. Non è mai esistito un piano di sterminio degli ebrei e che la Endlösung (Soluzione finale) era da intendersi non come sterminio ma come deportazione del popolo ebraico.

2. Il numero di 6 milioni di ebrei, vittime dei campi di concentramento, è una cifra gonfiata e inventata e che gli ebrei realmente morti, in numero molto più esiguo rispetto a quello ufficiale, sarebbero deceduti per gli stenti, le malattie (specialmente «tifo petecchiale») e i bombardamenti alleati.

3. Il mito o la menzogna dell’olocausto sarebbe opera di un complotto sionistico internazionale e/o della propaganda alleata teso da un lato a screditare la Germania e dall’altro a garantire impunità e vantaggi economici e politici al neonato Stato di Israele.

4. Le camere a gas omicide non sono mai esistite e l’acido cianidrico, il gas usato nelle gassazioni di massa, era semplicemente un antiparassitario usato nella disinfestazione dei campi per uccidere i parassiti e evitare la diffusione di malattie infettive.

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È stato opportuno replicare agli assassins de la mémoire o sarebbe stato preferibile limitarsi a discutere «sui» piuttosto che «con» i negazionisti?

Trincerarsi dietro la sacralità della Shoah non penso sia sufficiente; le teorie contrarie alle tesi ufficiali e le ipotesi più astruse suscitano sempre curiosità e riescono talora ad ottenere successo: Nessun aereo è caduto sul Pentagono, Paolo VI era massone, l’AIDS non esiste, i Merovingi discendono dai figli avuti da Gesù con Maria Maddalena, Paul McCartney è morto in un incidente d’auto nel 1965 ed è stato rimpiazzato da un sosia.

Negare l’Olocausto non significa revisionare la storia ma fare una deprecabile fantastoria che, proprio in virtù della sua componente fantasiosa, suscita curiosità e potrebbe riscuotere successo.

Dare sempre e comunque risposte è un dovere anche e soprattutto nei confronti dei milioni di ebrei morti nei campi di sterminio.
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Ad Auschwitz furono utilizzati come camere a gas 8 edifici, fu anche progettata la costruzione di un nuovo crematorio a Birkenau (Krematorium VI), che però non fu mai realizzato.

1. Blocco n. 11 (Auschwitz I): fu la prima struttura ad essere utilizzata come camera a gas: nel suo sotterraneo il vice di Höss, Karl Fritsch, fece gasare 250 malati gravi e 600 prigionieri di guerra sovietici con lo zyklon B. L’utilizzazione di questo locale fu rapidamente abbandonata perché l’assenza di un meccanismo di ventilazione rendeva la sede poco pratica e le gassazioni immediatamente successive furono pertanto effettuate usando l’obitorio del Krematorium I, dotato invece di sistema di ventilazione.

2. Krematorium I (Auschwitz I): funzionò prima come crematorio e in seguito, sporadicamente, anche come camera a gas. Presumibilmente fu la sede della prima gassazione collettiva con HCN effettuata su ebrei il 15 febbraio 1942. Era dotato di 3 forni crematori a 2 muffole. I forni erano costituiti dalle camere o «muffole» di incenerimento rivestite da muratura refrattaria, dove venivano deposti i corpi generalmente senza la bara, e dai focolari riscaldati a coke dove veniva prodotto il calore necessario per cremare i corpi.

3. Bunker n. 1 (Birkenau): ex casa colonica (casetta rossa) fu utilizzata come camera a gas dal marzo del 1942 alla fine del 1943. Non essendo dotata di forni crematori, i corpi delle vittime venivano seppelliti in gigantesche fosse comuni scavate nel vicino bosco di betulle. Dal gennaio 1942 per problemi sanitari legati alla decomposizione dell’enorme massa di cadaveri seppelliti, iniziò la cremazione a cielo aperto che coinvolse anche i corpi già seppelliti che vennero pertanto riesumati.

4. Bunker n. 2 (Birkenau): ex casa colonica (casetta bianca) fu usata come camera a gas dalla fine di giugno 1942 alla fine di marzo 1943 e successivamente riattivata dal maggio al luglio 1944 con il nome di Bunker n. 5. Non essendo dotata di forni crematori i corpi delle vittime erano seppelliti (dal gennaio 1942 cremati a cielo aperto) in fosse comuni.

5. Krematorium II (Birkenau): edificio costituito da un pianterreno con 5 forni crematori a 3 muffole e da un seminterrato con spogliatoio (Leichenkeller II) e camera a gas (Leichenkeller 1). Fu usato dal marzo del 1943 al novembre 1944.

6. Krematorium III (Birkenau): edificio costituito da un pianterreno con 5 forni crematori a 3 muffole e da un seminterrato con spogliatoio e camera a gas. Fu usato dal giugno 1943 al novembre 1944.

7. Krematorium IV (Birkenau): edificio costituito dal solo pianterreno diviso in una sezione destinata alla cremazione (un forno crematorio a 8 muffole) e in un’altra alla gassazione. Fu usato per le gassazioni dal maggio 1943 al luglio 1944.

8. Krematorium V (Birkenau): edificio costituito dal solo pianterreno diviso in una sezione destinata alla cremazione (un forno crematorio a 8 muffole) e in un’altra alla gassazione. Fu usato per le gassazioni dall’aprile al novembre del 1943.

Il maggior numero di gassazioni si ebbe nei 4 grandi crematori di Birkenau che erano strutturalmente i più ampi ed efficienti del campo. La distruzione dei corpi avveniva o negli annessi forni crematori o a cielo aperto. Le ceneri, caricate sui camion, venivano disperse nei campi o nel vicino fiume Vistola. Alle vittime, prima di essere cremate, venivano tagliati i capelli, che venivano disinfettati, imballati e usati per fare scarpe, ed estirpati i denti d’oro, puliti e inviati alla zecca che li fondeva in lingotti.

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